L'Amministrazione comunale, in accordo con l'Istituto storico della Resistenza, le Associazioni degli Esuli e l'ANPI, decide di affidare a Vittorio D'Augusta, artista riminese nato a Fiume, la realizzazione di un "segno commemorativo" per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Lunedì 10 febbraio 2014 viene inaugurata la "Biblioteca di pietra".
Ancor più dei celebri monumenti storici, la "Palata" del porto è nel cuore e nell'immaginario dei riminesi: centro di affezione ed identità collettiva. In particolare, la nuova diga è un braccio che si protende nell'Adriatico e, simbolicamente, getta un ponte di amicizia verso tutte le genti che vi si affacciano.
Per la sua capacità di evocazione, è di per sé un "monumento": fa ricordare, invita a meditare, "ammonisce" e insegna l'amore per il mare, per l'infinito, per la pace, per gli altri.
Rimini decise di dedicare questo suo luogo ad altri "cittadini dell'Adriatico" che, come i riminesi ma per differenti vicende, hanno assai duramente subito la tragedia della guerra: sono le genti dell'Alto Adriatico, istriane e dalmate, slovene, croate, in passato contrapposte e coinvolte negli stessi drammatici conflitti di confine.
Particolare non insignificante, anzi carico di espressività aderenti al progetto: i massi della diga sono in pietra d'Istria.
I grandi blocchi di pietra che fiancheggiano il camminamento centrale della nuova diga fino alla lanterna fanno pensare a giganteschi libri e così tutta la scogliera assomiglia ad una surreale grandiosa "biblioteca di pietra". E' bastato aggiungere su ogni grande masso, per un totale di circa 25, una targhetta di ottone con sopra inciso il titolo di un libro e il nome dell'autore, proprio fosse la copertina di un tomo.
I nomi sono di scrittori, romanzieri e poeti, tra i più significativi di quelle terre, che hanno narrato brani di quella storia e ne hanno interpretato l'umanità e il dolore o che, fin dal primo Novecento, avevano anticipato con la parola le ansie e la complessità di quei luoghi di frontiera:
Giovanni Arpino - Il fratello indiano | Predag Matvejević - Breviario Mediterraneo |
Silvio Benco - La corsa del tempo | Carlo Michelstaedter - Poesie |
Enzo Bettiza - Esilio | Anna Maria Mori e Nerida Milani - Bora |
Viktor Car Emin - Cavaliere del mare | Boris Pahor - Necropoli |
Elsa Fonda - La cresta sulla zampa | Pier Antonio Quarantotti Gambini - L'onda dell'incrociatore |
Virgilio Giotti - Colori | Alojz Rebula - Notturno sull'Isonzo |
Edvard Kocbeck - L'orazione | Umberto Saba - Canzoniere |
Ivan Goran Kovačić - Jama | Giacomo Scotti - Goli Otog |
Marko Kravos - Quando la terra cresceva ancora | Carlo Sgorlon - La foiba grande |
Drago Jančar - Aurora boreale | Scipio slataper - Il mio Carso |
Marisa madieri - Verde acqua | Giani Stuparich - L'isola |
Claudio magris - Un altro mare | Italo Svevo - Una vita |
Biagio Marin - Elegie istriane | Fulvio Tomizza - Materada |
Il ricorso alla letteratura per una simile commemorazione ha il vantaggio di togliere retorica e aggiungere un dato di sensibilità, di ampiezza di respiro che porta a guardare a quei luoghi come patrimonio culturale comune, per un futuro europeo di concordia, pur non dimenticando, anzi ricercando, le scabrose verità nel passato.
In relazione alla scelta dei libri l'artista dice: "È un ventaglio sufficientemente ampio anche se non esaustivo di tendenze letterarie, di poetica e, di nazionalità. Mi assumo la responsabilità delle scelte, fondate sulla qualità letteraria delle opere, sulla importanza degli autori e sulla pertinenza al tema del "confine", svolto da diverse angolature, anche contraddittorie, ma ugualmente sofferte e umane. Il "Giorno del ricordo" deve essere un'occasione di riappacificazione, di apertura ad un futuro adriatico di armonia e scambi culturali, commerciali, turistici: soprattutto di scambi di civiltà. Ciò non significa dimenticare, azzerare o nascondere le responsabilità, in nome di un burocratico Patto di buon vicinato. Anzi significa ricordare e ricercare la verità, rendere omaggio alla storia dolorosa dell'esodo, ma anche riconoscere, accanto gli eroismi, alle vittime delle foibe, al dramma di migliaia di esuli italiani, le gravi colpe che sull'Europa hanno avuto i vari nazionalismi, gli imperialismi ed anche le forme più esasperate di ogni irredentismo.
Lo scrittore Boris Pahor ha accolto la complessità della storia di questi luoghi da un osservatorio diverso da quello italiano, ma ugualmente legittimo. Scotti, a sua volta, ha narrato l'atrocità dei lager di Goli Otog ed ha sempre contribuito come poeta, come traduttore ed anche come Presidente della Comunità italiana a Fiume, ad uno scambio letterario italiano/croato. Per queste ragioni farei torto alla mia coscienza di artista se escludessi dalla "biblioteca di pietra" questi due autori e spero che l'Associazione degli Esuli, superando le riserve nei loro confronti, comprendano e condividano il mio progetto, cogliendovi il senso di un'autentica volontà di "riappacificazione", tanto più significativa in quanto attuata simbolicamente in quel accogliente e pacifico "porto di mare" che è Rimini."
All'inizio del percorso, tra i "libri di pietra", un leggio in acciaio inox (simile a quelli musicali, ma appena più robusto) sostiene una targa con la seguente dedica (sulla traccia dei temi della Dichiarazione congiunta dei Presidenti della Repubblica Italiana, Slovena e Croata del 12/07/2010):
QUESTA SCOGLIERA COME BIBLIOTECA DI PIETRA
QUESTI MASSI DI PIETRA COME LIBRI
IL COMUNE DI RIMINI DEDICA
AGLI ESULI ISTRIANI, FIUMANI , DALMATI
E ALLE VITTIME DELLE FOIBE
ULTIMA TRAGEDIA DELL'ALTO ADRIATICO
AREA PLURALE DI LINGUE, TRADIZIONI, GENTI DIVERSE
LACERATA IN PASSATO DA NAZIONALISMI E SCONTRI IDEOLOGICI
TORNATA OGGI CUORE D'EUROPA E MOSAICO DI CULTURE
Giorno del Ricordo - Legge 30 marzo 2004 n.92
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