La didattica della Shoah – Viaggio Studio alla Scuola Internazionale per gli studi della Shoah YAD VASHEM - ISRAELE – gennaio 2007
Più che una semplice relazi0one che in fondo si esaurirebbe in poche righe, vista la positiva esperienza che ho maturato frequentando con interesse il seminario di aggiornamento per educatori italiani alla Scuola internazionale per gli studi della Shoah Yad Vashem, vorrei fare una riflessione educativa e scolastica sulla mia partecipazione. Una prima considerazione da fare è che le lezioni e i seminari sono stati tenuti da storici e studiosi di fama internazionale e questo mi ha permesso di acquisire maggiori conoscenze e competenze sui vari argomenti trattati e affrontati nelle ore frontali. Una seconda considerazione riguarda i seminari che mi hanno posto a confronto con altri docenti israeliani e con loro ho potuto scambiare future ipotesi di lavoro con i miei studenti. A questa chiarezza di scambi di idee hanno contribuito anche i traduttori simultanei che hanno svolto in modo egregio il loro compito ( non semplice, vista la difficoltà inerente la sintassi italiana e l’uso appropriato di termini specifici). Questa esperienza si colloca a mio parere trasversalmente tanto nel senso della provenienza dei partecipanti ( un gruppo dalla Lombardia e un gruppo da Rimini) tanto nel senso di coloro che saranno i fruitori di questa nostra attività di aggiornamento. 1) In primo luogo, la decisione di partecipare al seminario scaturisce da un mio profondo interesse per le tematiche che affrontava e per i docenti che tenevano le lezioni. Questa mia decisione ha trovato poi chi poteva soddisfarla, la Dott.sa Fontana. Attraverso le conoscenze maturate a Gerusalemme dove aveva già avuto il privilegio di recarsi per suoi studi ed approfondimenti, la Dott.sa ha messo insieme (con sforzo e caparbietà) un gruppo di docenti, studiosi e ricercatori che con entusiasmo è partito durante il periodo delle festività. Al ritorno, lo stesso gruppo (è emerso durante il viaggio di ritorno in aereo) si è reso conto di non aver assunto prevalentemente solo la funzione di ascolto, ma di aver continuamente comunicato con gli altri partecipanti, dando vita ad incontri sempre più motivati. 2) In secondo luogo, lo scambio di idee e conoscenze è stato continuo e sempre più qualitativo (oltre che quantitativo); all’interno del gruppo dei docenti (sia italiani che israeliani) ogni idea, ogni emozione ed ogni stato d’animo sono stati ritenuti importanti per la crescita di sé e dell’altro. 3) Infine, il risultato positivo dell’esperienza dipende ora dal fatto che essa abbia una ricaduta scolastica e che sappia creare nei nostri alunni un interesse concreta e una certa apertura nei confronti delle problematiche affrontate. Sarà poi compito dei docenti renderle attuali; nell’epoca in cui viviamo capita spesso nelle classi di dover affrontare discorsi sulla tolleranza, sul rispetto, sull’accettazione degli altri, sulla capacità di entrare in empatia con l’altrui sentire, ecc…