Attività per l'anno scolastico 2012/2013
In memoria di Shlomo Venezia
Odio gli indifferenti. (
) Lindifferenza è abulia, è parassitismo,
è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera
potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È
la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge
i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia
bruta che strozza lintelligenza. Ciò che succede, il male che si
abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica
alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta
potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un
ammutinamento potrà rovesciare. (
) Alcuni piagnucolano
pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o
pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se
avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo
ciò che è successo?
Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917
Il titolo del progetto di quest anno riprende, riformulandolo, il celebre motto fascista credere, obbedire, combattere, e una citazione famosa di Antonio Gramsci sullindifferenza come male della società e come abdicazione della ragione e della volontà. Nessuna dittatura, nemmeno la più feroce, riuscirebbe a creare solamente a un mito di superiorità razziale che eleva una parte della comunità a signori della terra mentre ne demonizza un'altra trasformandola in nemico da distruggere.
Occorre mettere in atto una combinazione di mezzi e strumenti molto più complessi, come ad esempio l'uso delle immagini e della lingua attraverso la propaganda, il culto del capo-salvatore della nazione, il controllo dei mezzi di informazione e dellorganizzazione del tempo libero.
Bisogna prima consolidare il consenso e convincere la popolazione che il nuovo modello di governo (ovviamente non definito dittatura) è lunico in grado di tutelare gli interessi della nazione e ripristinare lordine. Formare, dunque, un popolo compatto e fedele, pronto a sacrificarsi per un ideale più alto e per il bene della patria, disposto a non pensare e a non scegliere perché per lui sceglie il capo.
Solo in un secondo momento è possibile mobilitare la massa contro un nemico comune e soffiare sul vento del razzismo e dellantisemitismoHitler arriva al potere nel 1933 con un programma politico in cui lespulsione e lisolamento degli ebrei figurano tra le priorità per la Germania, obiettivi che si traducono rapidamente nella messa in atto di misure di emarginazione e di persecuzione. Tuttavia, il progetto di sterminio, di eliminazione fisica del nemico ebreo richiede un tempo di preparazione più lungo perché prenderà il via dal settembre 1939 con lo scoppio della guerra. Non perché sia difficile organizzare luccisione di milioni di persone, ma perché occorre presentare il genocidio come un male necessario per il bene comune, dunque renderlo accettabile e condivisibile, se non altro passivamente, dalla popolazione tedesca.
Mussolini, invece, mantiene per anni un atteggiamento ambiguo nei confronti degli ebrei, per mutare rotta nel 1936 fino a varare nel 1938 una delle legislazioni antisemite più meticolose della storia europea, superando in diversi ambiti anche lalleato tedesco. LItalia si scopre razzista e antisemita e accoglie con indifferenza, o comunque senza troppa resistenza, la promulgazione di una serie di misure persecutorie che privano i cittadini italiani di origine ebraica di ogni diritto, li relegano ai margini della società e li trasformano con una propaganda martellante e persuasiva in esseri indesiderati e in nemici. Dopo l8 settembre 1943 e la rottura dellAsse Roma Berlino, le istituzioni e una parte della popolazione italiana collaborano attivamente con i tedeschi nella caccia allebreo e nelle operazioni di deportazione verso Auschwitz.
Come si fa, allora, ad opporsi e a prendere le distanze da unideologia forte e persuasiva? A resistere allomologazione, alla dittatura, alla violenza? Ma soprattutto, come si fa a rompere il silenzio della complicità e il muro dellindifferenza, a disobbedire alla legge che ordina di discriminare e di perseguitare, a prestare soccorso ai perseguitati? In sintesi, come si fa a scegliere il bene e ad agire con responsabilità politica e morale?
E tutto questo, che significato ha per noi oggi che viviamo in una società in cui i valori di democrazia, diritti umani e libertà vengono violati e ignorati ogni giorno?
Possiamo imparare qualcosa dalla lezione di storia?
Laura Fontana
Responsabile Progetto Educazione alla Memoria